Don Inzoli,prete condannato per pedofilia:dopo l'omertà del Vaticano,Papa Francesco gli restituisce tonaca e stipendio

di Lapenna Daniele

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«Nel 2010 Don Mauro Inzoli é un sacerdote di Comunione e Liberazione. Un prete in carriera, che ama le macchine potenti. I fedeli lo chiamano Don Mercedes. Nel 2012 Ratzinger lo costringe peró allo stato laicale. La Chiesa non spiega subito perché.
Nel 2014 il Vaticano conferma i sospetti della comunitá cattolica, e ammette che don Mauro ha commesso molestie sessuali su ragazzine e ragazzini.
Incredibilmente qualche mese fa, quando il pm italiano decide di aprire un'inchiesta penale e chiede i documenti alla Santa Sede con una rogatoria internazionale, la risposta é però negativa: il caso di don Mercedes é "sub segreto pontificio". Per ordine di papa Francesco.
In Italia nessuno protesta, o critica, per l'omertá vaticana. Il pm peró indaga da solo, e scopre oltre cento casi di possibili abusi sessuali: nove di queste non sono ancora prescritte, Inzoli é condannato in primo grado a quasi 5 anni di carcere.
Sapete che fa papa Francesco intanto? Riammette nella curia don Mercedes, restituendogli tonaca e stipendio, e condannandolo a "una vita di preghiera"».
Questo è uno dei racconti riportati nel libro Lussuria di Emiliano Fittipaldi (qui un estratto del libro) che riporta l'elenco degli scandali che hanno coinvolto il Vaticano negli ultimi anni.

Il caso di Don Inzoli è quello che ha destato più scalpore nell'ultimo anno,soprattutto dopo aver scoperto che il prete pedofilo,nel gennaio 2015, aveva partecipato a un convegno sulla famiglia organizzato dalla Regione Lombardia,fotografato in seconda fila dietro Roberto Maroni.

Il Vaticano,come detto,punì don Inzoli riducendolo,con papa Ratzinger,allo stato laicale.Il sacerdote però presentò ricorso e,con papa Francesco,si vide ammorbidire la pena: don Inzoli è rimasto prete anche se può celebrare messa solo in privato;è stato bandito da Crema e dovrà «condurre una vita di preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e penitenza», oltre a intraprendere, per almeno cinque anni, «una terapia adeguata».

Nessuno tiene conto dei traumi subìti dai bambini,oggi maggiorenni,perché una punizione esemplare non cancella gli abusi impressi nella loro mente.Un ragazzo raccontò che nel 1996 don Inzoli lo toccò nel corso della confessione e che alla sua richiesta di spiegazioni lui giustificò gli atti sessuali «facendo riferimento ad una sorta di 'battesimo dei testicoli' che gli aveva presentato come un rituale ebraico citato nell'Antico Testamento come segno dell'affetto del padre nei confronti del figlio».

Per fortuna però,grazie a denunce e lavori di pm,la lotta alla pedofilia nel mondo religioso prosegue,alla ricerca di nuovi casi e nuove condanne da infliggere per non lasciare impuniti questi crimini.

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