Ritorna il "politichese": viene abolito l' obbligo per le pubbliche amministrazioni di usare un linguaggio comprensibile ai cittadini. Ecco come non far capire al cittadino cosa intende dire il politico
"Per dire qualsiasi cosa su qualsiasi cosa senza dire mai dire niente di sensato".
E' questo il politichese.
Si tratta di quel linguaggio inutile e contorno usato per redarre le leggi, atto proprio a confondere le idee ai cittadini e a rendere incomprensibili le stesse.
Il comma 4 dell’art. 11 (”Rapporti con il pubblico”) del Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, emanato con Decreto della Presidenza del Consiglio, Dipartimento della Funzione pubblica del 28 novembre 2000, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 10 aprile 2001, non esiste più.
Esso imponeva ai funzionari della pubblica amministrazione di adottare un linguaggio semplice e chiaro.
Qualche esempio?
escutere, che significa interrogare ( un testimone )
deambulare, ovvero camminare
attergato, cioè scritto sul retro
biffare, cioè barrare, sbarrare, contrassegnare con una crocetta
de cuius, ovvero titolare di eredità
Cosa è l' impianto natatorio? E' la piscina.
Altre parole del politichese tradotte in italiano puoi trovarle
su http://dizionari.zanichelli.it/antiburocratese/
Il politichese o burocratese però non è roba da ignoranti. C'è una logica esatta, anche se diagonale e sfasata, nell'uso di "regolamento recante norme", "ai sensi dell'articolo", "disposizioni concernenti". Ed è una logica che diventa comica e assurda solo quando viene applicata alla vita normale: è possibile ordinare un caffè senza pronunciare la parola caffè?
La prima regola del burocratese è di non usare mai una sola parola quando al suo posto se ne possono usare almeno due, e meno chiare: non decisioni dunque ma "processi decisionali", i documenti sono "supporto documentale", le azioni "il compimento di attività", il biglietto è "il titolo di viaggio".
La seconda regola è mai seguire una strada dritta e breve quando se ne possono seguire almeno quattro storte e lunghe: "La norma suesposta è preordinata al fine di evitare la eccessiva incidenza della pendenza dei procedimenti amministrativi sulla esplicabilità delle posizioni di vantaggio degli amministrati".
E sarebbe troppo facile dire chiaramente che il dipendente non deve accettare regali in cambio del suo lavoro quando si può dire oscuramente che "non deve accettare regali o altre utilità da soggetti che possano trarre benefici da decisioni o attività inerenti all'ufficio, né da soggetti nei cui confronti è o sta per essere chiamato a svolgere o a esercitare attività o potestà proprie dell'ufficio ricoperto" (repubblica.it).
E' questo il politichese.
Si tratta di quel linguaggio inutile e contorno usato per redarre le leggi, atto proprio a confondere le idee ai cittadini e a rendere incomprensibili le stesse.
Il comma 4 dell’art. 11 (”Rapporti con il pubblico”) del Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, emanato con Decreto della Presidenza del Consiglio, Dipartimento della Funzione pubblica del 28 novembre 2000, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 10 aprile 2001, non esiste più.
Esso imponeva ai funzionari della pubblica amministrazione di adottare un linguaggio semplice e chiaro.
Qualche esempio?
escutere, che significa interrogare ( un testimone )
deambulare, ovvero camminare
attergato, cioè scritto sul retro
biffare, cioè barrare, sbarrare, contrassegnare con una crocetta
de cuius, ovvero titolare di eredità
Cosa è l' impianto natatorio? E' la piscina.
Altre parole del politichese tradotte in italiano puoi trovarle
su http://dizionari.zanichelli.it/antiburocratese/
Il politichese o burocratese però non è roba da ignoranti. C'è una logica esatta, anche se diagonale e sfasata, nell'uso di "regolamento recante norme", "ai sensi dell'articolo", "disposizioni concernenti". Ed è una logica che diventa comica e assurda solo quando viene applicata alla vita normale: è possibile ordinare un caffè senza pronunciare la parola caffè?
La prima regola del burocratese è di non usare mai una sola parola quando al suo posto se ne possono usare almeno due, e meno chiare: non decisioni dunque ma "processi decisionali", i documenti sono "supporto documentale", le azioni "il compimento di attività", il biglietto è "il titolo di viaggio".
La seconda regola è mai seguire una strada dritta e breve quando se ne possono seguire almeno quattro storte e lunghe: "La norma suesposta è preordinata al fine di evitare la eccessiva incidenza della pendenza dei procedimenti amministrativi sulla esplicabilità delle posizioni di vantaggio degli amministrati".
E sarebbe troppo facile dire chiaramente che il dipendente non deve accettare regali in cambio del suo lavoro quando si può dire oscuramente che "non deve accettare regali o altre utilità da soggetti che possano trarre benefici da decisioni o attività inerenti all'ufficio, né da soggetti nei cui confronti è o sta per essere chiamato a svolgere o a esercitare attività o potestà proprie dell'ufficio ricoperto" (repubblica.it).
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