Roma 8 Gennaio 1985: nevicata record, treni e aerei fermi, scuole chiuse. E tutti fuori a giocare con la neve



Per la sezione "Le News del passato" ecco un articolo
di Luca Villoresi dell' 8 Gennaio 1985.

Interessanti gli studi effettuati dal geografo e climatologo
W. Koeppen
che riunì i dati degli ultimi quattro secoli su quasi ogni parte
del mondo, trovando la tendenza al ripetersi degli inverni
rigidi a distanza alternativamente di 11 anni e 2 mesi e di 33 anni.
E un' altra statistica che ha visto in Febbraio il mese più nevoso dell' anno.
E guardando gli ultimi anni, questi studi si sono rivelati esatti.
L' articolo descrive la situazione "caotica ma gioiosa dei romani",
c'è chi scivola, chi serza fissa dimora si congela dal freddo
alla stazione Termini, fino alla nevicata del dicembre 1939 che
portò nella capitale 30 centimetri di neve.

ROMA - Sospesa tra la farsa e la tragedia, imbiancata e imbacuccata,
Roma si prepara ad affrontare il suo terzo giorno di neve.
Restano chiuse le scuole. E mentre treni e aerei riprendono
a funzionare a rilento, semiparalizzata rimane l' attività
della Capitale burocratica (le assenze nei ministeri hanno
toccato ieri punte del 70 per cento) e di quella automobilistica
ancora alle prese con ghiaccio e fanghiglia.

Dai sette colli scendono a frotte traballanti sciatori metropolitani.
Infuriano le battaglie a colpi di palle di neve, alcune
particolarmente cruente (una decina gli arrestati per rissa).
Gioiscono, con poeti e fotografi dilettanti, i turisti giapponesi.
Imprecano e muoiono di freddo barboni e sottoproletari
d' importazione africana. La neve è comparsa nella notte della Befana.
Un evento eccezionale santificato da un' ampia citazione
nel discorso domenicale di Giovanni Paolo II e affrontato da una serie
di riunioni di emergenza in Comune e prefettura.
Più di trecento tonnellate di sale e altrettante di ghiaino
sparse nelle strade, circa diecimila uomini mobilitati tra spazzini,
giardinieri, vigili del fuoco e militari, il parco autobus in circolazione
quasi al completo dovrebbero, salvo imprevisti, riportare
la situazione alla normalità nelle prossime ore.

I pochi centimetri di neve, una quindicina in media,
caduti su Roma "non sono un terremoto", ha rassicurato
il sindaco Ugo Vetere. Ma sono stati comunque sufficienti
a portare una parte di città sull' orlo della paralisi.
All' alba di domenica primo tilt per aeroporti e stazioni ferroviarie.
A Fiumicino sono rimaste bloccate un migliaio di persone.
Ben più pesante la nottata per circa quindicimila viaggiatori
in arrivo o in partenza dalla stazione Termini.
I 350 scambi che regolano il traffico sulle rotaie romane
sono infatti privi delle "scaldiglie" (un semplice conduttore
elettrico che scaldando il metallo scioglie il ghiaccio)
e si sono immediatamente bloccati.




Ore nere per le compagnie di assicurazione sepolte
da centinaia di piccoli incidenti. Grandi affari hanno fatto,
invece, stazioni di servizio e negozi di autoaccessori.
Le catene da neve sono state vendute, in qualche caso,
al doppio del loro prezzo. Il Comune è riuscito a rendere
agibili le vie centrali e quelle di grande traffico. Questa mattina
rimanevano però ancora ostruiti dalla neve o paralizzate dal ghiaccio
circa 250 chilometri di strade cittadine.
Il sindaco ha ricordato con un apposito manifesto l' obbligo
per i proprietari di mantenere sgombri i due metri di marciapiede
antistanti l' ingresso di palazzi e negozi.
L' appello, accompagnato dalla minaccia di una multa da 25 mila lire,
in genere, è rimasto però senza grande rispondenza.

Quasi settecento in queste 48 ore i romani presentatisi
agli ospedali per semplici contusioni o fratture più serie.
Si scivola. E, naturalmente, si scia. Fondisti e discesisti si sono
lanciati alla conquista di piste improvvisate a piazza di Spagna,
sul Lungotevere, nei parchi.

Esaurito il dibattito sulle previsioni del tempo (i telefoni sono rimasti
in parte isolati per il sovraccarico di comunicazioni) i romani,
nel complesso hanno vissuto giocosamente l' arrivo della neve.
Il freddo, che ieri mattina ha superato a Roma centro
i cinque gradi sotto zero (temperatura minima registrata
in questo secolo) non ha divertito l' altra faccia della medaglia:
3 mila barboni senza fissa dimora, almeno diecimila emigrati
africani ammassati in baracche e alloggi di fortuna, altre migliaia
di non censiti e non garantiti. Più di cento persone semiassiderate
sono state raccolte l' altra sera attorno alla stazione Termini
e negli altri luoghi abitualmente adattati dai "senza fissa dimora"
a ricovero per la notte. Alcuni sono stati sistemati negli alloggi
della Caritas, altri in piccole pensioni convenzionate con il Comune.

Il primo inverno rigido del quale si hanno ampie notizie
è quello che ricorda Tito Livio, l' inverno del 399-98 a.C.,
quando il Tevere gelò e non fu navigabile. Seguì poi una annata
asciutta che portò pestilenza e moria di animali. Fu altrettanto
freddo anche l' inverno successivo. La storia romana raccontata
da Catron e Buillet, in un volume pubblicato a Parigi nel 1925,
cita l' inverno del 271 a.C. quando il Foro fu coperto di neve
per quaranta giorni consecutivi e il Tevere gelò ancora una volta.
Sant' Agostino lasciò scritto che nel 177 a.C. cadde tanta neve
per quaranta giorni da ostruire le strade di Roma.
Altri inverni freddi si ebbero in Era Volgare
negli anni 359, 401, 443, 462, 469.
Dagli studi effettuati dal geografo e climatologo W. Koeppen
che riunì i dati degli ultimi quattro secoli su quasi ogni parte
del mondo, sembra di notare una tendenza al ripetersi degli inverni
rigidi a distanza alternativamente di 11 anni e 2 mesi e di 33 anni;
ossia di quattro cicli di macchie solari.
L' Eredia, che studiò le osservazioni sugli inverni romani
dal 1782 al 1929 ha ottenuto risultati abbastanza in accordo,
in relazione allo stesso periodo di 44 anni e mezzo.

Sulla neve a Roma e sugli inverni freddi, uno studio di G. Roncali,
scomparso qualche anno fa, pone in luce come nel giro di 167 anni,
tutti ben documentabili tra i due secoli compresi tra il 1741 e il 1940,
si possa ritenere ci siano stati 284 giorni di neve a Roma.
Le nevicate più abbondanti nei duecento anni suddetti
sono state una quindicina, tra le quali quella del 30 dicembre 1939
dove la nevicata diede a Roma, a seconda dei quartieri
dai 15 ai 30 centimetri di neve.
Il mese con più giorni di neve fu il febbraio 1903
con sette giorni
, e l' inverno col maggior numero di giorni
di neve quello del 1894-1895.

di LUCA VILLORESI

fonte
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/01/08/roma-cade-la-neve-treni-aerei-non.html

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