Governo Berlusconi,Decreto anti-YouTube: il Time paragona l'Italia alla Cina
In dettaglio il decreto del gennaio 2010
ad personam dittatorio del governo berlusconi
ai danni degli utenti web, contro Youtube e chiunque
pubblichi materiale su web anche non a scopi economici.
L’ennesimo tentativo del governo di controllare
il web è celato nel nuovo decreto legislativo
sulla tv, chiamato anche “decreto Romani”
e definito dalla stampa estera decreto “anti-YouTube”.
Si tratta di un decreto legislativo
(che in quanto tale elude il controllo
da parte del parlamento) con il quale
l’Italia dovrebbe recepire una direttiva
europea nota come AVMS (Audiovisual Media Services)
secondo cui le emittenti televisive,
siano esse trasmesse via satellite,via etere
o tramite il web, devono essere sottoposte
allo stesso regime giuridico.
Fin qui nulla di strano, si tratta di una
direttiva comunitaria alla quale il governo
italiano deve obbligatoriamente dare attuazione.
Se non fosse che, nel testo del decreto,
è stata volutamente “gonfiata”
la definizione di fornitori di
“servizi media audiovisivi” in modo che essa
possa ricomprendere tutti i portali web,
grandi e piccoli, che pubblicano materiale audiovisivo,
nonché gli aggregatori di prodotti audiovisivi
realizzati da terzi, proprio come YouTube,
o i social network che permettono la pubblicazione
e la condivisione di video.
LEGGE AD PERSONAM
Ogni utente del web, che sia un blogger
o un professionista del settore, corre dunque
il rischio di essere chiamato
a rispondere a titolo di responsabilità editoriale
per il solo fatto di aver pubblicato
o condiviso video sulla rete.
Che quella del governo sia una forzatura è palese,
visto che la stessa direttiva europea chiarisce
che la suddetta regolamentazione
“non dovrebbe comprendere le attività precipuamente
non economiche e che non sono in concorrenza
con la radiodiffusione televisiva, quali i siti
internet privati e i servizi consistenti nella
fornitura o distribuzione di contenuti audiovisivi
generati da utenti privati a fini di condivisione
o di scambio nell’ambito di comunità di interesse“,
mentre il testo del decreto specifica che vi rientrano
“i servizi, anche veicolati mediante siti internet,
che comportano la fornitura o la messa a disposizione
di immagini animate, sonore e non, nei quali
il contenuto audiovisivo non abbia carattere
meramente incidentale”.
Il tutto è infarcito dalla solita normativa
ad personam ed in pieno conflitto di interessi.
Il decreto infatti introduce anche alcune modifiche
all’attuale gestione delle pubblicità sui canali
pay per view riducendo gli spazi pubblicitari
su Sky (dal 18 al 12%)
raddoppiando quelli di Mediaset
(dal 6 al 12%).
Inoltre, si cancella di colpo l’istruttoria
Agcom che riguarda il superamento della quota
del 20% dei programmi Mediaset sul digitale,
semplicemente considerando alcuni canali Mediaset,
come quelli premium e i “+1” non facenti parte
della quota da far rientrare nel limite del 20%.
Anche Google (il suo YouTube è già in causa
con Mediaset che ha chiesto mezzo miliardo
di euro di risarcimento danni per pirateria)
ha preso le distanze dal decreto Romani;
secondo Marco Pancini, dirigente di Google Italia,
sottoporre internet alle regole della tv
significherebbe conferire ai provider
"le stesse responsabilità delle emittenti televisive,
solo che queste si occupano direttamente dei contenuti,
mentre YouTube si limita a mettere a disposizione
le proprie piattaforme agli utenti”.
Dello stesso avviso è l’Associazione italiana
degli Internet provider:
“questa normativa non ha senso
-afferma il presidente Dario Denni-
è come se si assegnasse alla società che gestisce
la manutenzione della autostrade la responsabilità
per quello che fanno gli automobilisti”.
Intanto il “Time” ha provocatoriamente
(e neanche tanto) paragonato alla vicenda
“Google Cina” questo tentativo di censura
da parte del governo Berlusconi.
fonte
http://www.giornalisticamente.it/index.php?option=com_content&view=article&id
=332:arriva-il-decreto-anti-youtube-il-time-paragona-litalia-alla-cina&catid=
35:top-politica&Itemid=57
Scritto da Sergio Di Mariano
L' articolo pubblicato dopo la proposta del decreto
a inizio 2010
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