Gemelli nascono da padre morto grazie alla fecondazione in vitro



Figli del 'grande freddo', nati dopo ben due anni dalla morte del loro papà.
È la storia di Ruby e Chaise Bowen, due bebè
nati al Princess of Wales Hospital di Bridgend,
in Gran Bretagna, grazie alla provetta
e al seme congelato del padre, ucciso nell'aprile 2008
da una rara neoplasia che attacca le ossa.
Due fiocchi di benvenuto, uno rosa l'altro azzurro.

Il signor Bowen aveva appena 22 anni quando decise,
insieme alla compagna Kelly, di congelare il suo seme
prima di sottoporsi a duri cicli di chemioterapia
per lottare contro il tumore che lo aveva colpito,
ovvero il sarcoma di Ewing.
Nell'ottobre 2007, mentre Gavin combatteva la sua guerra
contro il cancro, la coppia ebbe la prima figlia, Shay, nata grazie alla
fecondazione in vitro.
Ma la neoplasia, nonostante il coraggio di Kelly e Gavin,
ha proseguito la sua corsa
e ha ucciso il giovane appena due giorni dopo
dal matrimonio che lo aveva legato alla sua compagna.
«Prima che la malattia lo vincesse, io è Gavin avevamo deciso di dare un
fratellino o una sorellina alla piccola Shay
- racconta la signora Bowen sulle pagine del 'Telegraph' -
ma il cancro l'ha portato via in un soffio,
troppo presto per realizzare i nostri progetti».
Ma dopo qualche tempo Kelly si è detta:
«Posso farcela comunque».
Una decisione tutta in salita,
con due cicli di fecondazione andati male.
«Ero molto preoccupata - spiega la donna -
perchè, nonostante i tentativi, non
ero riuscita a rimanere incinta.
Ma ho deciso di provare ancora, e ho saputo di aspettare
due gemelli giusto la settimana precedente
dall'anniversario della morte del mio Gavin»,
ricorda. «Il nuovo anno non poteva iniziare meglio
- afferma Kelly entusiasta -
Sono certa che questo è un meraviglioso dono che
proviene da Gavin, sono convinta che ci sta guardando
e che è stato al nostro fianco fino a questo
momento».

Un caso analogo anche in Italia, dove una donna
di Vigevano aveva tentato di avere un figlio dal
marito in coma ricoverato alla Fondazione Maugeri di Pavia.
L'uomo è morto dopo 5 mesi di agonia,
ma il suo seme è stato trasferito all'estero
dove sarebbe possibile aggirare l' ignobile divieto
di fecondazione post-mortem in vigore nel nostro Paese.


fonte
http://www.leggonline.it/articolo.php?id=40743

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